sabato 25 gennaio 2014

"Braccialetti rossi", storie di piccoli malati. L'inno alla speranza.






Giacomo Campiotto  ha girato la serie tv che andrà in onda a partire dal 26 gennaio 2014 alle 21.00 su RaiUno. "La società nasconde la malattia", spiega il regista, "noi raccontiamo la lotta di un gruppo di ragazzi uniti per un'unica causa: guarire". La fiction è scritta da Sandro Petraglia ed è tratta da un format catalano


FASANO (Brindisi) - Guarire per Cristina, anoressica, vuol dire finire gli spicchi di mela nel piatto: "Se non mangi sei una strana, ma se non dormi nessuno si preoccupa di te". Leo combatte il cancro, ha perso una gamba e dà coraggio agli altri, il piccolo Rocco è in coma, ma è la sua voce ("Quelli che stanno bene vanno avanti come se al mondo non ci fossero persone malate"), a guidarci nell'ospedale pediatrico. Il sole filtra dalle vetrate del Ciasu (Centro universitario alti studi universitari), fantastica struttura tra gli ulivi praticamente abbandonata, set diBraccialetti rossi la serie (a gennaio su RaiUno) che Giacomo Campiotti gira a Fasano. 

"La società nasconde la malattia, dobbiamo essere perfetti, vincenti" racconta il regista "la nostra è una storia di amicizia e speranza che vede protagonisti bambini malati. Non è ricattatoria, è ricattatorio porre dei tabù. È una favola con sei ragazzi uniti nella stessa battaglia, guarire. Perché la vita è più forte di tutto: i genitori hanno paura delle parole, i ragazzi chiamano le cose col loro nome. I braccialetti che indossano sono il loro segno distintivo". Commovente, tenera e a tratti comica, la serie prodotta da Carlo degli Esposti (con RaiFiction e il sostegno di Apulia Film Commission), è la versione italiana di Pulseras rojas: "Per la prima volta una fiction catalana" spiega il produttore "è stata trasmessa dalla tv di stato spagnola ottenendo un successo straordinario. I diritti per gli Stati Uniti sono stati acquistati da Steven Spielberg, l'adattamento per la Abc sarà curato da Marta Kauffman, autrice di Friends".

Scelti fra tremila facce, i sei ragazzi protagonisti sono belli e veri: Carmine Bruschini è Leo, "il leader", Brando Pacitto è Vale il "vice leader", Aurora Ruffino (già attrice in Bianca come il latte, rossa come il sangue) è Cristina, "la ragazza"; Pio Luigi Piscicelli è Toni "il furbo", Mirko Trovato è Davide "il bello" e Lorenzo Guidi, 11 anni, interpreta Rocco "l'imprescindibile". La musica lega le storie, dal rap di Emis Killa (Lettera dall'inferno), a Tiziano Ferro, Emma, Niccolò Agliardi che canta Io non ho finito. 
"Questo lavoro l'ho preparato con molto affetto e partecipazione" dice lo sceneggiatore Sandro Petraglia "qualche anno fa forse non avrei saputo scriverlo, devono esserti accadute un po' di cose, aver cresciuto i figli con tutte le ansie. Raccontiamo gli anni in cui la vita è nel suo massimo splendore - anche se chi la vive non lo sa - gli entusiasmi, i sogni, le utopie, le prime volte, le angosce che si porta dietro l'adolescenza. Solo che tutta questa vita è racchiusa in un posto dove si può morire". 

Di Silvia Fumarola


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